Una piccola chiesa del Seicento e la grotta di Santa Felicita
La chiesa, situata sul Monte della Madonna in località Teolo, è stata costruita sui resti di un antico monastero ed è dedicata a Sant'Antonio Abate. Considerato da sempre patrono protettore degli allevatori e degli animali domestici, visse in Egitto nel IV secolo dove fondò il monachesimo orientale.
L'edificio sacro sorge accanto ad una grotta naturale, al cui interno si trova una delle sorgenti d'acqua più elevate dei Colli Euganei. Secondo la tradizione, tra l'VIII e il IX secolo vi abitò Santa Felicita, che avrebbe rinunciato ad agi e ricchezze per condurre in questo luogo una vita eremitica. Le sue spoglie vennero sepolte nella Basilica di Santa Giustina a Padova e si diffuse una radicata devozione popolare nei suoi confronti, favorendo presenze monastiche anche nei pressi della grotta sul Monte della Madonna.
Un primo monastero maschile abitato dai benedettini risale al '200; nel 1405 il cenobio risulta disabitato e in rovina e diventa una dipendenza dell'abbazia di S. Giustina. Testimoni di questo periodo sono gli stemmi scolpiti nella pietra sul timpano del portale d’ingresso: una corona regale su cui si erge la croce, tra un ramo di palma (simbolo del martirio di S. Giustina) e un ramo di ulivo (simbolo di pace).
Nel XVII secolo passa alle dipendenze dell'abbazia di Praglia, fino all'editto napoleonico che ne sancisce la soppressione. Dell'antico cenobio rimane solo un muro perimetrale e la chiesa con l'alto campanile, che fortunatamente sono stati conservati mediante delle opere di ristrutturazione eseguite da privati, l'ultima avvenuta nel 1980.
Di grande interesse è anche l'ambiente naturale circostante, dove cresce spontaneamente il fico d'india nano, pianta tipicamente mediterranea e originaria degli altipiani rocciosi dell' America Centrale.
Il 17 gennaio, giorno in cui si festeggia Sant'Antonio Abate, la parrocchia di Teolo organizza una sagra chiamata “Sant'Antonio del porseeto” in ricordo della tradizionale benedizione degli animali domestici e all’uso che avevano nel Medioevo i monaci dell’ordine di Sant’Antonio di tenere presso di sé un maialino da destinare ai poveri e ai malati.